Si tratta di un’ottima tecnica di messa a fuoco, molto amata dai paesaggisti, che spesso devono tenere a fuoco sia gli elementi di primo piano sia quelli lontani verso l’orizzonte. Non è un procedimento complicato come suona. Si basa sul principio ottico che l’area per 2/3 alle spalle del punto di fuoco e 1/3 davanti al punto di fuoco rimane a sua volta nitida. Questo significa che se mettiamo a fuoco su infinito perdiamo di fatto i 2/3 di profondità che avremmo avuto a disposizione. Se mettiamo a fuoco più vicino (sulla distanza iperfocale) possiamo sfruttare al massimo la fascia di fuoco. In altri termini mettere a fuoco sulla distanza iperfocale ci permette di sfruttare al massimo la profondità di campo in base al diaframma impostato. Per quanto eccezionale in teoria, trovare l’esatta distanza iperfocale non è facilissimo. Ci sono formule matematiche che possiamo usare, ma scendere a patti con calcoli complessi nel mezzo di una sessione fotografica può spegnere un po’ la vena creativa. Nel passato le ottiche avevano una comoda scala della messa a fuoco utile proprio per stabilire la distanza iperfocale, ma ormai non si trova quasi più. In compenso, la tecnologia ci ha semplificato la vita, ci sono diverse app per iPhone e Android utili al nostro scopo, iFotobacus, DOF Calculator, Photo Tools, sono solo alcune delle molte disponibili. Questi piccoli software fanno tutti i calcoli per noi, basta inserire i dati di base come lunghezza focale e apertura del diaframma. Essendo applicazioni per smartphone li avremo sempre con noi a portata di mano. Le immagini che seguono sono solo di esempio e si riferiscono all’app DOF Calculator (gratuita naturalmente).
Alcune app, come Photo Tools, della quale esiste anche una versione a pagamento, fanno molto di più. Oltre alla distanza iperfocale possono calcolare profondità di campo, orari delle ore magiche (albe e tramonti), fasi lunari, angoli di incidenza della luce, ecc. Ma questo di solito va oltre quello che ci serve.